Una proiezione necessaria, nel cinema italiano. Un linguaggio intellegibile ed universale.

Il Campione: un film necessario

Sono prevenuta sui film italiani, di oggigiorno. Tuttavia la selezione che offre Grazia con gli eccezionali eventi di Grazia-movie in anteprima, mi consente invece di apprezzarlo e seppur con alcune resistenze iniziali, con le quali mi sono presentata alla proiezione, tali, si sono completamente sgretolate dopo aver visto “Il Campione” di Leonardo D’Agostini.

Il regista Leonardo D’Agostini

L’opera prima del giovane regista, tratta l’argomento calcio in un Italia calciocentrica , ponendo però il gioco, a margine delle problematiche esistenziali di Christian Ferro il calciatore campione, sregolato e solo, interpretato dalla rivelazione Andrea Carpenzano, capace di dare espressione e credibilità al personaggio. Una mimica facciale, unica, spontanea e mai banale.

Sono rimasta colpita da come il regista e la sceneggiatrice, Giulia Steigerwalt, abbiano saputo dar parola ai silenzi, a tratti commoventi. Mi sono complimentata, dopo la proiezione, con l’autrice, Antonella Lattanzi, perché e riuscita a generare una storia nella storia. Il film non parla di dislessia ma il protagonista ne è intriso. Ha creato una situazione più attuale che mai, in ambito scolastico, con l’aumento di ragazzi BES (bisogni educativi speciali) e di ragazzi con DSA (disturbi specifici di apprendimento). Ha posto l’accento sul ruolo del buon insegnante, ci tiene a precisare: “Sono figlia di insegnanti”. E’ quindi avvezza a certi argomenti che i docenti avveduti come Valerio, trattano quotidianamente, i racconti divengono necessari a dar forma a questa silente e insidiosa difficoltà. 

La locandina del film, foto web

Un’ineccepibile Valerio, l’insegnante, interpretato da Stefano Accorsi, conferma del cinema italiano che comprende il funzionamento dislessico e trova rimedio, togliendo il campione dallo stato di torpore intellettivo, e dal cliché nel quale lo avevano relegato. Lo libera dalla scarsa autostima scolastica, come una crisalide, generando atteggiamenti positivi che si ripercuoteranno in ogni ambito. Come accade nella vita reale, dove “il successo “genera “successo”. In pochi minuti è stata resa figurativamente, l’idea di cosa comporti l’essere dislessico e di come comprendere questa caratteristica, troppo spesso stigmatizzata. Una soluzione che sa di uovo di Colombo, scontata ma non troppo: Se i ragazzi non comprendono il metodo di insegnamento è il metodo che deve modularsi sulle difficoltà di apprendimento. Una didattica per dislessici è una didattica adatta a tutti non viceversa. Le eccellenze implementano e le “minoranze” vengono incluse. Le mappe concettuali, nel film come nella scuola, diventano una caratteristica fondamentale di studio e di verifica, per far volare lo scapestrato Christian verso il successo formativo, come nella vita reale, nonostante lo sport, la gloria e la fama. 

Nella società attuale assistiamo ai successi sportivi di atleti agonisti, studenti, spesso incompresi da un sistema scolastico, arroccato a metodologie ormai sorpassate, ancor troppo riluttante sullo sport come elemento formativo dell’individuo. Siamo il primo paese per abbandono scolastico, questo dovrebbe far riflettere, il sottile confine di stabilità, quando esistono difficoltà di apprendimento, è tangibile e il film lo racconta più che bene. Vengono toccati un’ampia rosa di sentimenti della vita umana, la perdita, l’abbandono, la comprensione l’affetto, il perdono, non mancano i tratti negativi, l’altra faccia della medaglia. Un fil rouge sottolinea quanto l’accoglienza sia determinante affinché gli alunni non siano solo un voto ma un volto. 

La sinossi ufficiale del film: Giovanissimo, pieno di talento, indisciplinato, ricchissimo e viziato. Christian Ferro è Il campione, una rockstar del calcio tutta genio e sregolatezza, il nuovo idolo che ha addosso gli occhi dei tifosi di mezzo mondo.  Valerio, solitario e schivo, con problemi economici da gestire e un’ombra del passato che incombe sul presente, è il professore che viene assegnato al giovane goleador quando – dopo l’ennesima bravata – il presidente del club decide che è arrivato il momento di impartirgli un po’ di disciplina attraverso una tappa fondamentale per un ragazzo della sua età, l’esame di maturità. I due, che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro, si troveranno legati a doppio filo, generando un legame che farà crescere e cambiare entrambi. 

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